Alla Chiesa della Pieve con gli Amici delle Arti

Alla Chiesa della Pieve con gli Amici delle Arti

Domenica 7 maggio, il Circolo Amici delle Arti in collaborazione con Rita Rimondini (responsabile dei Servizi Culturali di Castenaso e autrice di diverse pubblicazioni sulla storia del territorio di Budrio e Castenaso), ci condurrà in un «Itinerario storico artistico nella Chiesa della Pieve», la prima Pieve del territorio budriese.

L’appuntamento è davanti al sagrato alle ore 17:00 per conoscere le origini e la storia della chiesa dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, che ha una grande importanza storico-artistica per il territorio budriese, oltre che un forte legame affettivo con la popolazione.

Il pomeriggio si concluderà sulle note di Davide Summaria, compositore, già docente al conservatorio di Santa Cecilia di Roma, che si esibirà all’organo collocato sulla porta d’ingresso, pro­tetto da una balconata. Inaugurato nel 1885 in occasione del centenario della B.V. dell’Edera, fu costruito su un organo preesistente del 1733

 

Le origini della Chiesa della Pieve

Le sue origini infatti sono molto antiche e risalgono ai primi secoli del cristianesimo, quando con un opera di cristianizzazione itinerante i primi vescovi si spingono nelle zone rurali lontane dalle città e ancora in mano ai pagani.

La tradizione vuole che la nostra pieve sia stata fondata all’inizio del V secolo dal vescovo di Bologna, San Felice, il quale la intitolò ai santi martiri Gervasio e Protasio, molto venerati nella diocesi milanese da cui egli proveniva.
Tradizione non documentata, ma certamente non lontano dal vero in quanto la nascita delle prime ‘pievi’, dal latino “plebs, plebis”, cioè la comunità di fedeli che si riunisce attorno ad un fonte battesimale, si collocano proprio in questo momento storico, anno più anno meno.

Per molti secoli la nostra Pieve fu l’unica chiesa in un vasto territorio che va da Castenaso ad Argenta dalla Quaderna fino all’Idice, ad avere lo “jus baptesimalis”, cioè il diritto di battezzare e quindi il controllo della popolazione e quindi del territorio. Questo fino al 1406, quando vennero a Budrio i Servi di Maria su richiesta delle autorità comunali e rivendicarono questo diritto per la parrocchia di San Lorenzo. Nella prima cappella di sinistra è ancora oggi conservato l’antico fonte battesimale, impiegato fin dalle origini nel rito religioso che avveniva per immersione.

Il complesso architettonico

Scopriremo quindi il complesso architettonico attuale, frutto di diversi e successivi interventi costruttivi, ricostruttivi, restauri e aggiunte, come spesso avviene negli edifici religiosi molto radicati nel territorio, testimoni partecipi del passare del tempo e delle mode.

Il corpo della chiesa così come appare oggi è riconducibile all’importante intervento dell’inizio del Settecento e a quello successivo avvenuto circa un secolo dopo.

Il campanile invece, collocato sul lato nord della chiesa, risale probabilmente al XIV secolo come suggeriscono il fregio gotico ad archi pensili, ma se ne potrebbe ipotizzare l’origine anche al periodo romanico, stando alla forma e alla disposizione delle lesene, tipicamente romanico.

La canonica, anch’essa frutto di rimaneggiamenti successivi, già esistente fin dall’anno 1106 anche se di aspetto sicuramente diverso, fu costruita nella forma attuale nel corso del XVI secolo poi ristrutturata nel corso dell’Ottocento. La forma spaziosa e luminosa della loggia, della scalinate, delle cantine a volta e i fregi e le decorazioni ci danno bene l’idea di come doveva essere la sua importanza nei secoli passati: basti pensare che in alcuni momenti ospitò ben 5 canonici oltre all’arciprete.

La Croce Carolingia

Incontreremo l’imponente croce di marmo bianco risalente IX secolo dopo Cristo, splendido e raro esempio di scultura preromanica in territorio bolognese. Alta quasi due metri e larga uno e mezzo, posta nella prima cappella a sinistra, proviene da un’oratorio oggi non più esistente, ma era in origine collocata all’incrocio di Via della Pieve con Via Pedagna, cioè fra due importanti assi centuriali, quasi a vigilare la sacralità del luogo. Reca, oltre all’iscrizione del costruttore, preziosi fregi e volute in stile carolingio-longobardo ma ricco di influenze bizantine-ravennati.

 

La chiesa sommersa

Una fitta coltre di mistero e di fascino avvolge ancora le vestigia di quella che doveva quasi sicuramente essere una chiesa sotterranea precedente, ancora in gran parte sommersa dai detriti alluvionali, situata sotto il basamento dell’attuale e purtroppo oggi non visitabile. Un tempo vi si poteva accedere dalle cantine, tramite un pertugio alquanto angusto.

Si tratta, come suggeriva il Bodmer, uno storico dell’arte tedesco che lavorò a Budrio negli anni Quaranta del Novecento, di

“una chiesa preromanica costruita attorno al Mille…una basilica a tre navi le quali senza l’intervento di un transetto terminano in tre absidi semicircolari illuminate da finestre a strombatura obliqua…”.

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