Munzir e Mustafa a Budrio con tutta la famiglia

La conferenza stampa che si è tenuta l’8 settembre alle Torri dell’Acqua

È arrivata a Budrio la famiglia di richiedenti asilo siriani El Neezel, insieme a tutta la loro storia segnata dal conflitto siriano. Ricorderete Munzir e Mustafa, protagonisti dello scatto ‘Hardship of Life’ che ha fatto il giro del mondo. Papà Munzir, mutilato di guerra. Il piccolo Mustafa, nato senza arti per una malformazione causata da un attacco con gas nervino di cui è stata vittima la madre  Zeynep mentre lo portava in grembo.

La famiglia al completo di altri quattro figli, dopo una prima tappa durante la quale è stata accolta dalla Caritas diocesana di Siena Colle di Val d’Elsa-Montalcino, da oggi viene ospitata a Budrio. Qui avrà inizio per  Munzir e Mustafa un percorso di cura presso il Centro Protesi Vigorso, che si occuperà della realizzazione degli interventi protesici.

Il progetto di accoglienza

Per garantire questa opportunità si sono attivati il Sistema di Accoglienza e Integrazione metropolitano del Comune di Bologna (SAI),  ASP Città di Bologna, e il Comune di Budrio. Un appartamento accogliente e adeguato alle esigenze della famiglia El Neezel è  stato messo a loro disposizione. Sarà invece la cooperativa CIDAS ad occuparsi del progetto di accoglienza dedicato a “profughi con vulnerabilità”. A disposizione della famiglia ci saranno anche un pulmino per il trasporto di persone con disabilità, oltre a un’equipe di professionisti che si occuperà delle specifiche necessità di adulti e minori. Saranno impiegati operatori dell’accoglienza, psicologi, tutor per l’inserimento lavorativo, mediatori, coordinatori di progetto, che si manterranno in costante rapporto con le istituzioni pubbliche e sanitarie coinvolte, in modo da garantire il miglior sostegno, come accade con ogni attivazione di ospitalità di rifugiati.

Nei prossimi giorni l’equipe del Centro Protesi di Vigorso effettuerà un’approfondita visita tecnico-sanitaria per attivare percorsi differenti per il papà, Munzir, e per il piccolo Mustafa, con l’obiettivo accrescere l’autonomia del piccolo nelle attività quotidiane rispettando il rapporto che ha creato nel tempo con il mondo che lo circonda.

“L’accoglienza è un elemento caratteristico di Budrio da molti anni – dichiara la sindaca Debora Badiali. Tanti budriesi mi raccontano ancora di Aladin, il ragazzo bosniaco accolto a Budrio nel 1995. Ma anche fuori dai riflettori, migliaia di persone qui hanno incontrato, negli anni, la nostra sensibilità e le nostre professionalità e competenze di alto livello, in diversi ambiti. Di questo siamo orgogliosi.”

Foto di G. Grassi

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