Giovedì 5 agosto, Maurizio Garuti presenta il monologo “Lontano da Padre Marella”

Giovedì 5 agosto alle ore 21:15, nel cortile della Chiesa di Sant’Agata (ingresso da Via Garibaldi, di fronte alla biblioteca comunale) si terrà la presentazione del monologo teatrale LONTANO DA PADRE MARELLA scritto da Maurizio Garuti e pubblicato da Minerva Editore nel 2020, anno della beatificazione di Padre Marella in piazza Maggiore.

Il monologo narra la storia di Padre Marella, raccontata da un suo ex studente liceale, e alterna cenni biografici a momenti di profonda riflessione, con passaggi drammatici, scritti in punta di penna con lo stile potente e al tempo stesso leggero che caratterizza Maurizio Garuti.

Dialogherà con l’autore Simona Cantelmi, lettura del monologo di Tiziano Casella.

Durante la lettura, saranno proiettate foto su grande schermo del padre che

Sarà possibile acquistare il libretto col monologo LONTANO DA PADRE MARELLA (costo 8,00 euro) pubblicato dall’editore Minerva in ottobre 2020.

Giuseppe Olinto Marella (Pellestrina, 14 giugno 1882San Lazzaro di Savena, 6 settembre 1969) è stato un presbitero italiano conosciuto a tutti noi per il lungo servizio pastorale esercitato nell’arcidiocesi di Bologna. Compagno di classe di papa Giovanni XXIII a Roma, fu da quest’ultimo tenuto in grande considerazione sostenendo le sue iniziative pastorali.
È stato proclamato venerabile il 27 marzo 2013 dopo che papa Francesco ha riconosciuto che aveva vissuto una vita di virtù eroiche. Il 4 ottobre 2020 viene proclamato beato in Piazza Maggiore a Bologna
Nel 1924 è a Bologna dove insegnò presso i licei Galvani e Minghetti, occupando quella cattedra sino al 1948. Nel 1925 il cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano tolse la sospensione a divinis, lo riabilitò e lo accolse nella diocesi di Bologna. Nel 1939 aprì la sua casa in via San Mamolo ad alcuni fuggiaschi ebrei, salvò dalle SS suor Caterina Elkan, ebrea prima di diventare cattolica, salvò dalla deportazione in Germania una trentina di soldati. Trasformò anche un vecchio capannone in chiesa, chiamata “cattedrale dei poveri”, dove ogni domenica celebrava messa e, se possibile, offriva anche un pasto caldo.
Nel dopoguerra animò gruppi di assistenti per i baraccati del quartiere Lame e per una serie di agglomerati molto popolari (conosciuti come “le Popolarissime”), fondò le “Piccole operaie” per occuparsi del doposcuola e dell’avviamento al lavoro, nel 1948 fondò a Bologna in via Piana 106 la “Città dei Ragazzi” (poi trasferita a San Lazzaro di Savena e diffusa in quindici case in provincia) per dare un rifugio ai giovani sbandati e senza tetto.
Per sostenere economicamente l’iniziativa si trasformò in mendicante. Marella usava sedersi su uno sgabello sul lato della strada nel centro storico di Bologna, all’angolo tra via Caprarie e via Drapperie (dove poi sarà realizzato un bassorilievo che lo raffigura con il cappello in mano e la lunga barba bianca) ma anche in via Orefici e via Clavature in attesa dell’uscita delle persone dagli spettacoli dei cinema e del teatro comunale. Lo faceva col bel tempo, con la pioggia, anche sotto la neve: capo chino e berretto in mano. Qualche sacerdote si oppose a quel gesto che lo faceva sembrare un barbone ma Marella continuò nell’iniziativa avendo il sostegno di papa Giovanni XXIII che lo considerava un “caro amico” e una volta offrì a suo nome un milione di lire. E proprio a Giovanni XXIII un laico e ateo come Indro Montanelli, che aveva avuto Olinto Marella come insegnante di filosofia al liceo di Rieti si rivolse un giorno “sfrontatamente” dicendo: “Come aveva potuto la Chiesa non capire ciò che avevo capito io, laico e miscredente, che quello era un santo”.
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